Juventus – Sassuolo 2-1: la prima volta

A volte non ci accorgiamo delle nostre prime volte. La prima volta in cui vediamo una persona, la prima volta in cui assaggiamo un cibo che non avevamo mai assaggiato prima, la prima volta che ascoltiamo una canzone. Eppure, senza il nostro permesso, siamo fatti di prime volte. La prima volta in cui sono entrata allo Stadium, ho sentito il cuore in gola, ma anche la seconda, e la terza, due settimane fa. Quella per me è una costante prima volta, le mie lacrime quando i miei occhi azzannano la grandezza dello stadio sono sempre le stesse, ma sempre nuove.

C’è la prima volta di un gesto riprovevole, di un episodio che probabilmente Douglas farà fatica a digerire. Perché lo ha fatto, la mia società non lo vuole sapere: siamo quelli del rispetto, e quando questo viene a mancare, non ci sono nomi, talenti, giustificazioni e partite che tengano. La prima volta di Douglas Costa è di quelle che non vorresti ricordare, ma che restano lì a guardarti, quando piano piano risalirai dal fondo e riconquisterai quanto è tuo di diritto.

E di goal, puoi averne segnati a vagonate. Puoi avere abbastanza palloni d’oro da metterli in giardino a mò di nani, abbastanza Champions League da usare anche come vasi di fiori nel tuo salotto. Ma gli inglesi direbbero struggle, che è un termine che mi piace molto di più di tutti i suoi corrispettivi italiani. Perché ottenere un ennesimo goal può essere una passeggiata, un cartellino da timbrare e una pratica da sbrigare. Ma lui aveva l’ansia. La stessa che ho io quando mi preparo per un’occasione importante, quando aspetto una notizia che può cambiare il corso delle mie giornate, e mi chiedo se sto sbagliando qualcosa. Probabilmente se lo sarà chiesto anche lui, probabilmente non si è dato una risposta. La risposta io  invece l’ho sentita: due settimane fa, quando per la prima volta ho sentito il suo nome alla lettura della formazione, e per la prima volta ho sentito lo Stadium tremarmi sotto i piedi. La risposta lui l’ha avuta oggi, quando per due volte di fila non ha mancato la porta. Quando con la maglia che è stata di Platini, di Sivori e Scirea, di Zidane e Del Piero, ha aggiunto il suo nome nel libro d’oro del campionato di Serie A. Quando ho sentito i lucciconi agli occhi, e adesso penserete che la mia sensibilità rasenta dei livelli non umani, e invece vi sbagliate. Oggi è semplicemente la prima volta in cui realizzo che questo sogno che si è concretizzato tra le nostre mani durante questa pazza estate di calciomercato, è tutt’altro che un sogno, per me e per milioni di altri tifosi juventini.

Oggi, signori miei, è l’ennesima, ma pur sempre prima volta, di Cristiano Ronaldo.

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